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Comprare arte?

Corriere della Sera

03 October 2024
Comprare arte?

IL CURATORE GENERATO CON L’AI TI SUSURRA COSA SCEGLIERE (MA PRIMA DIALOGA CON TE)

By Francesca Pini
Photo: Francesca Pini

Nel vortice delle fiere d’arte internazionali, riprese a pieno ritmo, è ormai necessario differenziarsi. Particolare è un format creato come fosse un salone d’arte senza stand dei galleristi, e con dei curatori virtuali. Sarà questo il futuro delle mostre-mercato?

Riprese a pieno ritmo le fiere d’arte nel mondo, e in Europa quelle che hanno ancora potenzialità di crescita oppure quelle nuovissime come Mira a Parigi (dedicata solo all’arte latinoamericana che vuole il suo posto al sole dopo quella africana già ben posizionata), si resta poi in attesa di quelle superlussuose di Londra (Frieze) e di Parigi (ArtBasel), che dettano le tendenze. E’ un grande comparto di mercato. La formula, a livello internazionale è assestata da anni: centri espositivi fieristici che accolgono un percorso fatto da centinaia di stand e, usciti da questo agone, in città spesso ci aspetta un programma culturale di tutto rispetto, con mostre nei principali musei che prolungano la nostra voglia di arte.

Ma oltrepassare il solito cliché delle fiere qualche volta riesce, proponendo un format un po’ diverso, che si riannoda alla tradizione dei Salon parigini dell’800. Quindi, niente stand allineati di famosi galleristi, ma solo opere, e neanche troppe, magari solo una cinquantina e di grandi artisti, meglio se di qualità museale, benché tutte rigorosamente da vendere. Il format di Particolarea Collectible Exhibition, ha voluto staccarsi dalla massificazione del numero, si è svolto di recente a Vienna, in un edificio della città imperiale, il Kursalon inaugurato nel 1867, che sempre esercita il suo fascino storico. Un genere di fiera quindi, dal taglio “boutique”,  che è già stato proposto da Thomas Hug (con la sua società Maze)  di recente a Sankt Moritz e, prima della fine dell’anno, lo sarà ancora in Svizzera a Crans sur Sierre in collaborazione con la Fondation Opale, museo privato che accoglie un’importante collezione di arte aborigena.

Quindi un Salon come quelli parigini di un tempo (in cui esponevano i loro dipinti gli Impressionisti), un salone d’arte dove tutto è molto felpato, a parte il deflagrare di una bottiglia che esplodeva dentro una teca di vetro, opera del vicentino Arcangelo Sassolino (1967) noto per portare all’estremo la tecnologia con la quale lavora da decenni, con risultati affascinanti (come fu l’installazione del padiglione di Malta alla Biennale del 2022). E il concetto di questo Salon Particolare è quello di far “parlare” le opere (comunque riconducibili a importanti galleristi che sono però una presenza-assenza, non fisicamente in loco). Lavori di grandi artisti della scena internazionale Angela Bulloch, Tacita Dean, Wim Delvoye, Jimmie Durham (110mila euro), Rob Pruitt (110mila euro), Tomás Saraceno, Rafael Canogar (opera in digitale, 48mila euro) e di altri autori che si stanno ben affermando. Le cifre potevano essere importanti (come nel caso dei quadri specchianti di Pistoletto a oltre 2 milioni di euro), ma anche del tutto contenute, come per Plamen Dejanoff, le cui opere in vetro sono a 5mila euro, mentre la porta in legno scolpito a 38mila euro (opere richieste alla galleria Pinksummer di Genova). I collezionisti venivano accolti da consulenti art dealer, chiaramente si vendeva tutto, e con un certo savoir faire, come avviene nelle private sales delle più importanti case d’asta. Il vertice del salone era rappresentato da una spettacolare installazione del compositore György Ligeti (non in vendita), con un centinaio di metronomi che, a ritmo non sincrono, sono gestori del Tempo.

E per andare oltre appunto al solito impiantodelle fiere (nella sola Vienna ce ne sono ogni anno ben otto diverse, tra cui la nuova Viennacontemporary che si svolgeva in parallelo a questo Salon, però percepito più come un evento in aggiunta ad essa, anziché concorrenziale), il collettivo francese u2p050 ha sviluppato un progetto artistico volto a sostituire la figura del curatore (in carne ed ossa) con quella di curatori virtuali. Dotati di personalità propria che, quando s’inquadra un QR code, commentano le opere esposte, rispondendo però “dal vivo” anche alle domande dell’osservatore che li interroga. Naturalmente tutto questo grazie all’AI, ma a partire da contenuti elaborati dal collettivo quindi, alla fine, tutto torna a un mix tra umano e macchina. Un progetto, tra cultura e innovazione, in linea anche con i fini dell’associazione viennese CultTech, che detiene il concept di Particolare, questo nuovo format (Marc Brandsma è il Ceo, mentre il fondatore è Dmitry Aksenov, l’oligarca russo fino al 2022 proprietario della Viennacontemporary – a cui la comunità viennese chiese di lasciare il “campo”  in seguito agli eventi bellici in Ucraina, ma anche per il precedente disagio dipeso da un’eccessiva presenza russa proprio nella fiera –  e così oggi Aksenov rientra in circolo).

L’uso del dispositivo realizzato dal collettivo francese u2po50  è semplice e non è, tecnicamente, molto diverso dall’audioguida di un museo quando s’inquadra un QR code e in cuffia si ascolta la spiegazione di un dipinto, qui è però l’approccio curatoriale, generato dall’AI, a fare la differenza, oltre che l’interazione. Quindi eccoci “guidati” da cinque critici virtuali: Alexei Kritikos per l’arte concettuale, Samantha Chronos per le opere di epoche passate, Iris Perssoipa per l’arte che disturba la percezione, il professor Miyuki per le opere che si basano sulle trasformazioni degli spazi, Caixo Binary per l’arte digitale et la trasformazione della società in una società digitale. Se questa incursione dell’AI nelle fiere d’arte sarà la nuova frontiera (anche per attirare pubblici più giovani)  sarà tutto da vedere, ma è comunque un esperimento interessante. Sicuramente il lavoro del collettivo francese  prosegue la sua traiettoria e potremo vedere un loro nuovo lavoro già in questi giorni al Meet, Digital Culture Center (nel corso della Digital Week di Milano, dal 10 al 14/10), nella mostra Artificial Dreams, in cui il gruppo presenta un video sull’invasione di Capitol Hill, interamente realizzato dall’Ai, con regista, direttore della fotografia, tecnico del suono, tutte figure create virtualmente.

L’ambizione di questo salone (con Stephane Stoyanov artistic advisor, Thomas Hug strategic advisor, Daniela Arriado consulente curatoriale, Marc Olivier Wahler, direttore del museo MAH di Ginevra e consulente scientifico, e poi ancora altri advisor)  è stata quella di avvicinarsi alla godibilità di una mostra, dove tutto è collezionabile, da qui l’idea di incentrarla su una tematica che facesse da fil rouge (in questo caso il Tempo) e, di conseguenza, pensare prima a degli artisti e a delle opere, da richiedere poi alle gallerie, invertendo un po’ il meccanismo. Per essere Particolare (il titolo deriva da una frase dell’artista Giovanni Anselmo, scomparso nel 2023), bisognava appunto differenziarsi, come qualcosa di ricercato. E inusuale.

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